Thursday, September 12, 2024
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Italienisches Komitee fordert internationale Rechenschaft für iranische Unterdrückung


In einer Erklärung äußerte das Comitato Interparlamentare per un Iran Libero (CIIL) seine tiefe Besorgnis über die eskalierende Unterdrückung des iranischen Regimes und seine Pläne gegen in Europa ansässige Mitglieder des iranischen Widerstands.

In dem Kommuniqué erklärte der italienische Parlamentsausschuss, dass das iranische Regime mit dem Näherrücken des Jahrestags der Ermordung von Mahsa Amini und den darauffolgenden Protesten verzweifelter und aggressiver geworden ist. Aus Angst vor einem neuen Aufstand und dem Versuch, die internationale Aufmerksamkeit von ihren eigenen Gräueltaten abzulenken, hat sie ihre Dämonisierungskampagne gegen die Organisation der Volksmojahedin Iran (PMOI/MEK) intensiviert.

Die CIIL-Erklärung fordert, dass die Anführer des Regimes vor einem internationalen Tribunal für ihre Beteiligung an Terroranschlägen im Ausland und ihre wiederholten schweren Menschenrechtsverletzungen im Iran zur Rechenschaft gezogen werden.
Die CIIL-Erklärung lautet wie folgt:

Comunicato
IRAN: LA COMUNITÀ INTERNAZIONALE SI OPPONGA ALLA
SANGUINOSA REPRESSIONE DEL REGIME E AI SUOI PIANI
CONTRO GLI OPPOSITORI IN EUROPA
Roma, 21 agosto – Mentre si avvicina l’anniversario dell’uccisione di Mahsa
Amini e della conseguente ondata di proteste, il regime iraniano, temendo una
nuova rivolta e cercando di distogliere l’attenzione della giustizia internazionale
dalle proprie responsabilità, ha intensificato la campagna di demonizzazione
contro l’Organizzazione dei Mojahedin del Popolo dell’Iran (OMPI/MEK),
annunciando di voler chiedere l’estradizione dei suoi membri in Europa per
processarli in Iran.
Dalla presa del potere nel 1979, il regime iraniano ha giustiziato più di 120.000
oppositori; nella sola estate del 1988 impiccò più di 30.000 prigionieri politici,
per la maggior parte membri o simpatizzanti dell’OMPI. Mai chiamati a
rispondere per i propri crimini contro l’umanità, spesso nel silenzio della
comunità internazionale, i dirigenti del regime continuano la repressione
sanguinosa del dissenso e dei movimenti di protesta ormai sempre più diffusi,
tanto che nell’ultimo anno si sono registrati oltre 30.000 arresti di manifestanti,
fra i quali molti minorenni, e centinaia di esecuzioni.
Negli ultimi mesi oltre 3.600 parlamentari di 40 Paesi, fra i quali la maggioranza
dei membri di 29 Parlamenti (compresi il Congresso degli Stati Uniti, le Camere
dei Comuni e dei Lord del Parlamento britannico, l’Assemblea Nazionale
francese, il Senato e la Camera dei Deputati italiani), insieme con 124 ex leader
mondiali e 75 premi Nobel, hanno espresso sostegno al Piano in 10 punti di
Maryam Rajavi per il futuro dell’Iran, per una repubblica laica, la separazione
della religione dallo Stato, l’uguaglianza di genere e un Iran non nucleare e
senza pena di morte.
Tutti questi fattori aumentano la paura del regime, che cerca di gettare le basi per
nuove azioni minacciose all’estero. Mohseni Ajei, capo della magistratura del
regime, che fu tra i principali responsabili del massacro dei prigionieri politici
del 1988, ha affermato che gli Stati occidentali dovrebbero consegnare i membri
dell’OMPI, perché siano “processati e puniti per le loro azioni”. Si tratta,
evidentemente, di una richiesta paradossale da respingere con fermezza.
Il Comitato Interparlamentare per un Iran Libero chiede che i dirigenti del
regime siano chiamati a rispondere in un tribunale internazionale dei crimini
commessi in oltre 40 anni, sia all’interno del Paese che all’estero con attacchi
terroristici. Ricordiamo, inoltre, che per le uccisioni di massa e per le
sistematiche e gravissime violazioni dei diritti umani il regime è stato
condannato 69 volte dalle Nazioni Unite, in sede di Assemblea Generale e di
organismi per i diritti umani.
C.I.I.L.
Presidente:
Sen. Giulio Maria Terzi